“Quello che presentiamo oggi è un tema a me caro, direi che potremmo definirlo il tema dei temi in ordine ai servizi sociali”. Così Fabio Tagliaferri, Presidente e Ad Ales SpA, apre il convegno organizzato a Frosinone. La violenza psicologica uccide. Riconoscere e difendersi da una relazione tossica.
“Durante gli anni della mia adolescenza la preoccupazione per un genitore era l’eventuale impatto della droga sulla vita del proprio figlio- continua Tagliaferri- nessun genitore di allora, difatti, avrebbe pensato al problema della dipendenza affettiva che è alla base, oggi, di una relazione tossica. Il problema con cui facciamo i conti tutti i giorni, che diventa così allarme sociale, è trovarsi ad essere dipendenti da qualcosa senza rendersene conto. Quando parliamo di femminicidio siamo solo di fronte la punta dell’iceberg. Quello che presentiamo oggi vuole essere un’attività di prevenzione abbiamo il dovere di chiamare a raccolta tutta la società che deve farsi parte attiva, bisogna parlare di questo tema e rompere così dei tabù”.
Importante contributo al convegno è stato anche quello dell’avvocato Luana Sciamanna che ha sottolineato come questo tipo di violenza non trovi la giusta collocazione nel codice penale trattandosi di una configurazione di reato che deve essere accompagnato da altre condotte purtroppo non sempre tangibili: “La violenza psicologica- dice l’Avvocato Sciamanna- non è la sorella buona della violenza fisica, lascia in alcuni casi dei segni forse anche più nocivi di quella fisica, è necessario creare una norma ad hoc che punisca le lesioni psichiche”. Sul palco a confrontarsi insieme ad altri relatori anche la criminologa e psicologa Roberta Bruzzone che ha puntato l’accento sul tema del controllo. La criminologa ha spiegato come circa il 40 % delle ragazze tra i 16 ed i 29 anni alla domanda se fossero disposte a cedere la password del loro telefono al loro partner ha risposto positivamente. Il dato preoccupante di questo sondaggio, spiega Bruzzone, è che per le ragazze prese in esame questa richiesta è un chiaro segnale di interesse nei loro confronti.
La Bruzzone si è poi soffermata sul tema della dipendenza affettiva paragonandola all’assunzione di stupefacenti:
“la vita di un dipendente affettivo è come quella di un tossicodipendente da eroina: anche se un legame ti devasta, ti distrugge, sei portato a pensare che comunque sia preferibile rimanere in un legame terribile, piuttosto che affrontare l’astinenza, perché appunto di questo si parla, di astinenza.”